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BREXIT E DAZI USA: IL CONSORZIO DEL PROSECCO DOC DECIDE PER LO STOCCAGGIO

BREXIT E DAZI USA: IL CONSORZIO DEL PROSECCO DOC DECIDE PER LO STOCCAGGIO 

Il Consorzio di Tutela del Prosecco DOC nella sua ultima Assemblea ha deciso di avviare tutte le misure necessarie a regolare l’offerta per continuare a pianificare il suo futuro e a mettere in campo strumenti per gestire l’offerta ed evitare gravose conseguenze per i produttori in termini di redditi a seguito del crollo dei prezzi.

LE MISURE PER LA REGOLAZIONE DELL’OFFERTA

La prima misura decisa ha riguardato le giacenze invendute di Prosecco Doc per cui è stato deciso di “riclassificare” oltre 600.000 ettolitri della riserva da Prosecco Doc a “vino bianco con o senza indicazione geografica”, in modo da facilitare la commercializzazione senza il condizionamento della denominazione geografica.

La seconda misura riguarda la prossima vendemmia 2019 per la quale occorre attivare uno stoccaggio privato di una parte della produzione fino al 31 dicembre 2020 salvo svincolare il prodotto prima di tale data se le condizioni di mercato lo consentiranno. La regolazione dell’offerta attraverso uno stoccaggio privato era già stata adottata in altre campagne come nel 2014 e gli effetti positivi si erano fatti subito sentire con un rialzo dei prezzi di mercato, per cui già a luglio dell’anno successivo alla vendemmia era stato tolto il vincolo e consentita la libera immissione nel mercato del Prosecco Doc.

L’assemblea dei soci del Consorzio ha dato mandato al presidente, Stefano Zanette, con voto quasi unanime, di chiedere alle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia “l’attivazione del provvedimento di stoccaggio, fino al 31 dicembre 2020” di produzioni idonee alla rivendicazione della Doc provenienti dalla vendemmia 2019, che eccedano i 150 quintali per ettaro o i 90 per vigneti al secondo ciclo vegetativo.

Con il provvedimento richiesto si calcola che verrà messo da parte il 16% della normale produzione di 180 quintali per ettaro al fine di affrontare una eventuale perdita dettata da ragioni politico economiche come il caso Brexit o dazi Usa, in quanto regno Unito e Usa costituiscono i due principali mercati della Doc.

Il Consorzio sta, inoltre, lavorando ad una prossima proposta secondo la quale non si potrà immettere sul mercato la produzione della vendemmia prima del 1 gennaio successivo.

IL MALTEMPO NON ALTERA IL PREZZO

Stefano Zanette si esprime inoltre sulla questione prezzo. Afferma infatti che le conseguenze del maltempo del 2 agosto scorso sulle colture viticole di Glera non dovrebbero alterare il prezzo delle uve per la produzione di Prosecco, con l’effettiva portata dei danni che è stata affidata alla quantificazione dell’Agenzia regionale per i pagamenti in agricoltura (Avepa).

L’area interessata dagli accertamenti sarà quella che si estende in parte dei comuni ad est della città di Treviso fino alla parte più orientale della provincia, con uno sconfinamento in alcune località della vicina provincia di Venezia. Si tratta di un territorio molto ampio con danni disomogenei e localizzati, che andranno valutati con attenzione. Quello colpito è uno dei territori maggiormente interessati dalla coltivazione della Glera destinata alla produzione di Prosecco Doc, cuore di quella menzione territoriale “Treviso” che, fin dal riconoscimento della Doc, ha costituito uno dei riferimenti dell’intera denominazione. Guardando ai dati della denominazione, gli ultimi sette mesi attestano una crescita dei volumi certificati del 5%, mentre l’export, le cui rilevazioni si fermano ai primi quattro mesi dell’anno, fa registrare performance ancora più positive (+11%), con il Regno Unito che si conferma primo mercato per volume e gli Stati Uniti che diventano il primo mercato per valore.

Il Presidente ha sottolineato come le perdite, considerata l’ampiezza del territorio interessato, siano significative, specie in alcune aree, con effetti sensibili sui volumi disponibili dell’intera denominazione. Ma è tuttavia presto per dire se la perdita inciderà sulla quotazione delle uve e le notizie sui prezzi in calo, secondo Zanette, sono orientate più a generare confusione che a rispondere a una corretta esigenza di informazione.

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