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PRESENTATO IL RAPPORTO SULL'INDUSTRIA ALIMENTARE

PRESENTATO IL RAPPORTO SULL’INDUSTRIA ALIMENTARE

Federalimentare, Roma 8 maggio 2019

In Italia (dati ISTAT, 2016) l’industria alimentare è seconda per numero di imprese (56.750), di cui 53.360 nel cibo e 3.390 nelle bevande – solo al settore della fabbricazione di prodotti in metallo. L’industria alimentare è inoltre il primo settore manifatturiero del Paese per fatturato globale, nell’ordine di oltre 133€ miliardi. Nel 2017, tale valore si è attestato sui 137€ mld e per il 2018 sui 140€ mld (Elaborazioni Ufficio Studi Federalimentare).

È questo il quadro positivo emerso dal “Rapporto sull’industria alimentare in Italia” stilato dalla Luiss Business School e presentato a Roma al Tempio di Adriano nel corso del primo convegno di “Federalimentare, industria alimentare cuore del made in Italy”.

La distribuzione dimensionale delle imprese alimentari italiane vede una netta dominanza di imprese micro e piccole, pari a circa il 98% del totale, seguite dalle medie e grandi. Nonostante la prevalenza di micro e piccole imprese, le performance più importanti sono realizzate dalle medie. I dati dimostrano infatti come la media dimensione nel 2016 contribuisca di più della medio-grande e dei grandi gruppi al fatturato al valore aggiunto ed esportazioni totali. Inoltre, nell’orizzonte temporale 2007-2016, si assiste per le medie aziende ad una considerevole crescita delle esportazioni (+79,6%), del valore aggiunto (+46,7%), del totale attivo (+41,9%) e del fatturato (+38,9%). Più contenuta è, invece, la crescita dei dipendenti, che è comunque la più alta rispetto agli altri settori del manifatturiero. Tuttavia, grandi e grandissimi player pesano molto in termini di performance, in particolare, le prime 50 imprese del settore, congiuntamente, raggiungono circa 30 € mld di fatturato (circa il 22% dell’intero settore), e, estendendo alle prime 100, 41 € mld (circa il 30% dell’intero settore) (dati AIDA 2017).

I FATTORI DI COMPETITIVITÀ DELLE AZIENDE AGROALIMENTARI ITALIANE

La competitività del comparto alimentare italiano è centrata su un fattore molto preciso: la superiore qualità della sua offerta.

Nel 2018, secondo i dati ISTAT, l’export dell’industria alimentare e delle bevande è di poco più di 34,4 miliardi di euro. Si tratta di una crescita del +2,8% rispetto al 2017 e di addirittura del 25,2% rispetto al 2013. Si evidenzia che il dato Federalimentare dell’export è pari a 33,2 miliardi di euro con una crescita del 3,4%; la diversità del dato è spiegata da una differente perimetrazione dei comparti considerati. In valore assoluto, l’export dell’alimentare rappresenta il 7,76% del manifatturiero in leggera diminuzione rispetto al 2017 dello 0,23% ma in aumento del 5,41% rispetto al dato 2013.

La principale macro-area per l’export alimentare è l’Europa, che da sola assorbe nel 2018, in base al perimetro dimensionale individuato, 70,61% del totale. Il principale mercato da anni è la Germania con il 21,66% delle esportazioni totali europee, seguito dalla Francia (16,20%) e dal Regno Unito (12,76%). Al di fuori dell’Europa i principali mercati di sbocco sono i Paesi dell’America settentrionale al 14,31%, seguiti dall’Asia Orientale con il 6,42%. Le altre macroaree si attestano su livelli marginali senza superare il 3% delle esportazioni complessive. Considerando le classi di prodotto, in base all’area produttiva esaminata, le bevande sono le più esportate nel 2018, rappresentando il 26% dell’export complessivo. Seguono, poi, i prodotti dolciari (11%), i prodotti lattiero-caseari e gelati (10%) e i preparati e conserve di frutta e di verdura (10%). Gli altri prodotti seguono con percentuali al di sotto del 10%.

DOP, IGP, STG

Tra i volani dell’alimentare italiano, si conferma, con circa 200.000 imprese e 822 denominazioni DOP, IGP, STG (sulle circa 3000 nel mondo), la cosiddetta “DopEconomy” (XVI Rapporto Ismea-Qualivita, 2018), che vede nelle produzioni agroalimentari e vitivinicole DOP IGP un valore di 15 miliardi alla produzione e di 8,8 miliardi all’export (circa il 18% del valore complessivo del settore e il 20% del totale delle esportazioni). Prendendo ad esempio il vino, l’Italia esporta il maggior volume in Usa, Germania, Regno Unito, Svizzera e Canada ed i maggiori flussi di valore in Germania, Russia, Svizzera. Anche il ruolo dei mercati extra Ue è molto rilevante e ha segnato una crescita dal 45% al 49% nel 2017 in valore e dal 27% al 34% nelle quantità.

SOSTENIBILITA’ ED INNOVAZIONE

L’impegno a favore della sostenibilità delle imprese si sta consolidando anche attraverso iniziative sistematiche promosse dalle stesse imprese magari con il sostegno delle Istituzioni pubbliche. Il paradigma dell’“economia circolareoffre numerose opportunità e proprio nel comparto alimentare si osservano già numerose esperienze di successo in particolare in questi ambiti:

  1. il recupero dei sottoprodotti della trasformazione alimentare per creare materie prime in altre lavorazioni (tessile, altri alimenti, carta) e la valorizzazione dei sottoprodotti per la mangimistica, energia, cosmesi e farmaceutica;
  2. l’innovazione del packaging per sostituire completamente o almeno ridurre l’uso di materiali con maggiore footprint ambientale;
  • la riduzione degli sprechi.

Oggi innovare è un imperativo del settore, anche alla luce dell’immediato impatto nel valore aggiunto. L’industria alimentare destina l’8% del fatturato a ricerca e sviluppo. Sulla base dei dati disponibili, questo 8% può anche essere ripartito nel modo seguente: 2% processi e prodotto innovativi, 4% impiantistica, automazione, ICT e logistica, 2% analisi e controllo qualità.

DIECI STRATEGIE PER LO SVILUPPO DEL SETTORE

  • Una superiore qualità del prodotto deve essere il fulcro della competitività internazionale dell’industria alimentare italiana.
  • Serve una strategia attuata a livello di “sistema” industriale; l’eccellenza deve essere raggiunta nelle tipologie di prodotto e non solo da alcune marche.
  • La sostenibilità dei processi produttivi, dei prodotti e dei modelli di business è una componente sempre più rilevante della superiore qualità dell’offerta alimentare italiana.
  • La sfida dei prossimi anni è realizzare un salto dimensionale del volume e soprattutto del valore dei prodotti italiani venduti nel mondo.
  • L’integrazione efficace e “win win” tra agricoltura e trasformazione industriale è e continuerà ad essere un decisivo fattore di successo del nostro sistema agroalimentare, in primo luogo per potenziare la disponibilità di materia prima di elevata qualità.
  • Collaborazione strategica tra industria e distribuzione che permetta di massimizzare il valore dell’offerta percepito dal cliente.
  • Piccole e medie imprese italiane spesso bloccate dalla farraginosità delle normative e dei procedimenti burocratici insieme con i costi diretti e indiretti che ne derivano.
  • È urgente una politica organica per sostenere tutta l’industria agroalimentare; tale politica deve essere centrata su quattro questioni: i) l’azione sistematica e di medio-lungo termine a favore delle categorie di prodotti nei mercati internazionali; ii) il supporto tecnico istituzionale nei consessi internazionali di decisione tecnico-normativa; iii) la stabilità normativa e semplificazione amministrativa per facilitare gli investimenti; iv) il miglioramento della percezione di affidabilità del Paese.
  • L’innovazione è cruciale per mantenere la leadership internazionale.
  • Fermare l’offensiva contro i prodotti della nostra tradizione alimentare.

Leggi il report completo: http://www.agrapress.it/nuovosito/DOCUMENTI/Executive%20abstract%20finale%207%20maggio.pdf

RUOLO BCC PER IL SETTORE

Un’importante opportunità per le BCC per rafforzare ulteriormente la quota di mercato in un settore che ha reagito alla crisi economica meglio di altri e che può offrire importanti occasioni di sviluppo per progetti di investimento. In particolare per:

  • Progetti di Filiera a livello Regionale (progettare e pianificare per la nuova programmazione);
  • Percorsi di accompagnamento per reti di imprese;
  • Supporto e sviluppo progetti di efficienza energetica e fonti rinnovabili;
  • Analisi e sviluppo prodotti per il comparto DOP-IGP-STG (vedi dati report) settori che vedono una significativa presenza delle BCC;
  • Attività di implementazione servizi export per il settore.
  • Sviluppo e supporti al settore biologico.

BIT SPA può accompagnare, attraverso attività di pianificazione e progettazione specifiche, il rafforzamento delle attività delle BCC con l’obiettivo di sviluppare e qualificare i servizi per i settori dell’agroalimentare.

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