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CON IL RECOVERY PLAN 17 MILIARDI PER UN PARCO DI PROGETTI NEL SETTORE AGROALIMENTARE

CON IL RECOVERY PLAN 17 MILIARDI PER UN PARCO DI PROGETTI NEL SETTORE AGROALIMENTARE

“Competitività del sistema alimentare; produzione energetica da fonti rinnovabili e al tempo stesso riduzione delle emissioni e miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi; miglioramento della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione del dissesto idrogeologico: sono questi i tre grandi macro-obiettivi in cui è declinata la complessa visione strategica che guideranno la Rigenerazione del sistema agricolo e alimentare nel nostro paese. L’occasione offerta dal Recovery non può essere sprecata”. Lo ha sottolineato la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, nel corso dell’audizione sull’individuazione delle priorità nell’utilizzo del Recovery Fund in Commissione Agricoltura della Camera.

Il Recovery Plan dell’Italia dovrebbe finanziare un parco progetti nel settore agroalimentare da 17 miliardi di euro, più una serie di interventi coordinati da altri Ministeri. Per il ministro bisogna però fare attenzione ai tempi: senza una programmazione coordinata di risorse ordinarie e straordinarie, c’è il rischio concreto di non spendere tutti i fondi disponibili.

Nonostante disponga di importanti risorse nell’ambito della Politica agricola comune post 2020, l’agricoltura può e deve giocare un ruolo determinante anche all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) finanziato dal Recovery Fund, per il contributo che il settore può offrire al rilancio economico del Paese e al processo di transizione verde e digitale dell’intera economia italiana, ha detto la ministra Bellanova, aprendo la sua audizione alla Camera.

I macro-obiettivi e i criteri di selezione del parco progetti per l’agricoltura

Nelle intenzioni del Mipaaf, l’agricoltura deve diventare il paradigma di un modello di sviluppo coerente con le premesse che l’Europa pone a fondamento dell’utilizzo delle risorse del Recovery Fund, a cominciare dagli obiettivi delle transizioni verde e digitale

Tre i macro-obiettivi:

  • competitività del sistema alimentare,
  • produzione energetica da fonti rinnovabili, riduzione delle emissioni e miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi,
  • miglioramento della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione del dissesto idrogeologico.

Per l’individuazione dei progetti relativi a ciascun cluster sono state seguite sei linee di indirizzo, così da garantire la coerenza con le indicazioni europee ed evitare sovrapposizioni e duplicati.

Nell’elenco quindi sono rientrate:

  • proposte in grado di intercettare gli obiettivi strategici contenuti nei diversi documenti di indirizzo e programmazione elaborati dalla Commissione europea, come il Green deal, le strategie Farm to Fork e Biodiversità e le proposte di riforma della PAC post 2020, caratterizzate dal cosiddetto “New delivery model”;
  • proposte complementari e sinergiche a quelle che saranno inserite dalle Regioni nell’ambito dei futuri Programmi di sviluppo rurale (PSR);
  • proposte che non potranno essere inserite nei futuri PSR, in quanto di rilevanza nazionale o sovra regionale o perché difficilmente finanziabili, se non in tempi lunghissimi;
  • proposte in grado di affrontare e risolvere carenze strutturali storiche e di imprimere un impulso decisivo allo sviluppo economico del settore;
  • proposte concrete, realizzabili nei tempi strettissimi che saranno imposti dalle regole comunitarie;
  • proposte in grado di incidere in maniera permanente sull’economia e sull’occupazione dei settori a monte e a valle di ciascun investimento.

Inoltre, la ministra ha inserito nelle Linee guida un criterio di priorità per i progetti che comportino investimenti in mezzi e tecnologie su cui l’Italia è leader e l’indicazione a non prevedere ulteriore consumo di suolo.

I progetti agrifood da finanziare con il Recovery Fund

Con riferimento al macro-obiettivo della competitività del settore, ha spiegato Bellanova, i cluster di progetti includono anzitutto i contratti di filiera del settore agricolo e della pesca, che riguardano relazioni sovra-regionali e quindi non potrebbero essere realizzati con i fondi regionalizzati dello sviluppo rurale.

Altri progetti in questo ambito riguardano le infrastrutture logistiche agroalimentari e della pesca, tra cui l’intervento relativo all’ammodernamento degli impianti di di trasformazione, stoccaggio e confezionamento dell’olio extra vergine di oliva, un settore che ha bisogno di misure urgenti e non può attendere i tempi dei PSR, ma che potrà essere accompagnato, “attraverso il nuovo Piano strategico della PAC, da misure specifiche di rinnovo e reimpianto degli uliveti”.

Un’altra proposta riguarda la meccanizzazione in agricoltura che, in linea con gli obiettivi di transizione verde e digitale, dovrebbe incentivare il ricorso alle più moderne tecnologie in materia di agricoltura di precisione, digitalizzazione, interconnessione, miglioramento delle prestazioni, riduzione dei consumi e delle emissioni e sicurezza sul lavoro.

Passando al secondo macro-obiettivo, relativo ad energia ed emissioni, Bellanova ha citato i progetti relativi allo sviluppo del biometano, attraverso la riconversione e il potenziamento degli impianti di digestione anaerobica agricoli.

In lista anche la realizzazione di un Parco AgriSolare, che sfrutterebbe i tetti degli edifici produttivi agricoli per generare energia e si accompagnerebbe a interventi di efficientamento energetico delle strutture.

Sul fronte clima e lotta al dissesto, sulla base dell’esperienza del primo Piano Invasi, coordinato dal MIT, si prevede un Piano di azione nazionale per aumentare la resilienza dell’agroecosistema irriguo. “La proposta mira ad integrare gli investimenti in corso e in programmazione ad opera di altri Ministeri sulle grandi reti di accumulo e distribuzione delle acque, con interventi di manutenzione sul reticolo minore di scolo e di efficientamento della gestione irrigua”, ha detto Bellanova.

Previsto anche un progetto per la gestione forestale sostenibile, con incentivi per la filiera foresta-legno-energia, in aggiunta all’attività di rimboschimento e miglioramento dei boschi esistenti.

A questo parco progetti, per un valore di 17 miliardi di euro, si aggiungono le proposte confluite nelle schede progettuali di cui sono capofila altri Ministeri, che riguardano soprattutto la resilienza e vitalità delle aree rurali.

I progetti riguardano:

  • banda larga nelle aree rurali, con capofila il MISE,
  • recupero dei borghi rurali, capofila Mibact,
  • digitalizzazione della pubblica amministrazione e dei servizi ai cittadini, per cui è capofila il Ministero dell’Innovazione,
  • osservazione della terra, coordinato dalla Presidenza del Consiglio.

Coordinare le fonti di finanziamento per non perdere i fondi UE

Le proposte raccolte finora saranno discusse nei prossimi giorni attraverso consultazioni con i diversi portatori di interesse, alla luce degli indirizzi pubblicati dalla Commissione europea e tenendo conto delle altre fonti di finanziamento, dai fondi strutturali e di investimento europei al nuovo Fondo sviluppo e coesione.

Da una parte, infatti, resta da chiarire, ha sottolineato la ministra, il significato del principio generale di esclusione dei “progetti che possono essere finanziabili integralmente tramite altri fondi UE e il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027”. In linea di principio, ha detto Bellanova, “tutte le proposte del PNRR possono essere finanziate con fondi UE. A mio avviso, andrebbe precisato che sono da escludere i progetti che possono beneficiare di fondi europei, nella misura in cui questi sono già previsti da misure inserite in programmi nazionali“.

Dall’altra, vi è il tema dei tempi. Posto che il Recovery Plan dovrà contenere solo proposte realizzabili in tempi certi e potranno essere ammessi “solo progetti almeno definitivi, con priorità agli esecutivi”, c’è il rischio che tra risorse straordinarie ed ordinarie “il sistema Paese non riesca a spendere i fondi disponibili nei tempi assegnati”. Tra l’altro, ha avvertito Bellanova, non credo si possa contare su proroghe rispetto ai tempi previsti, tenuto conto dell’attenzione dedicata a questo capitolo dai cosiddetti Paesi “frugali”, che al Consiglio europeo del 21 luglio scorso hanno insistito molto su questo punto.

L’idea della ministra è quella di prevedere una programmazione delle risorse ordinarie dei prossimi anni in “overbooking” rispetto al PNRR, in modo da disporre di “progetti sponda”, nel caso alcuni di quelli finanziati con il Recovery Plan, per qualche ragione, non dovessero andare a buon fine.

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