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LA FILIERA AVICOLA CONTINUA A CRESCERE ED E’ L’UNICA 100% MADE IN ITALY

E’ quasi 8 miliardi di euro, il valore condiviso dell’avicoltura italiana. Nel 2018 infatti, la filiera di pollo e carni bianche ha prodotto ricadute economiche e occupazionali per 7,9 mld, pari a quasi mezzo punto del PIL 2018 (0,45%) e superiori alla crescita attesa per l’intera economia italiana per il 2019 (+0,3%).

E’ ciò che emerge dallo studio Althesys “La filiera avicola crea valore per l’Italia” presentato a Roma nel mese di giugno durante l’assemblea di Unaitalia (Unione Nazionale Filiere Agroalimentari Carni e Uova) che quest’anno celebra i 60 anni della filiera.

L’indagine evidenzia come la filiera avicola, con 21,7 mld di giro d’affari complessivo, non rappresenti soltanto un’eccellenza della zootecnia italiana ma un vero e proprio “moltiplicatore economico” in quanto ogni euro di valore condiviso generato nella fase di trasformazione è in grado di produrne 5,70 sul resto del comparto. Importanti benefici si riscontrano anche sul fronte dell’occupazione con circa 83.000 addetti lungo la filiera. Per ogni dipendente nella trasformazione, vengono creati altri 2 posti di lavoro e mezzo lungo tutte le altre fasi della filiera.

100% MADE IN ITALY

Lo studio conferma l’eccellenza dell’avicoltura italiana, l’unico comparto zootecnico che garantisce un prodotto e una filiera 100% Made in Italy: dagli animali, nati e allevati in Italia, alla trasformazione, dalla logistica al prodotto finale.

La produzione interna copre il 106.6% della domanda. Anche le uova italiane sono di eccellente qualità e la produzione copre quasi il 100% del fabbisogno nazionale (produzione 2018 al 97.8% della domanda nazionale).

Il settore rappresentato da Unaitalia (carni avicole e uova) nel 2018 ha prodotto un fatturato di 5,7 miliardi di euro.

CONSUMI ED EXPORT

Il consumo di carni avicole e uova si colloca sempre nei primi posti delle abitudini alimentari degli italiani. Nel 2018 sono state prodotte 1.314.000 tonnellate di carni avicole e 12 miliardi e 253 milioni di uova e gli italiani hanno consumato circa 20.4 kg pro capite di carni bianche e 208 uova.

Con il 35% degli acquisti domestici delle carni fresche, le carni avicole sono le più consumate nelle case degli italiani registrando una crescita costante sia nei volumi che nella spesa (+0,6% i volumi e +3,6% sul 2017, elaborazione dati Ismea su dati Nielsen).  Gli amanti del pollo si collocano soprattutto al Sud (rappresenta 30% degli acquisti, +2,8% sul 2017), al Nord Ovest (26%) e Centro Italia (25%). A trainare i consumi delle famiglie italiane sono panati e preparati (+ 9,3% in volume e +10% in valore sul 2017). In crescita il valore delle carni avicole tal quali (+ 1,5%), a fronte di una lieve flessione fisiologica dei volumi (-1,5%) dopo anni di costante incremento.

Secondo Unaitalia, nel 2018 l’export di carni avicunicole è stato di 176.800 tonnellate (13% della produzione totale), pari a 389 milioni di euro. Tra i Paesi destinatari oltreconfine spicca l’Ue, che copre i due terzi dell’export avicolo italiano, in particolar modo Germania (che assorbe il 42%), Grecia e Francia.

IL RUOLO DELLE BCC

Il tema della trasparenza verso i consumatori, della sicurezza e del benessere animale riveste un ruolo sempre più importante anche alla luce della crescente sensibilità ed attenzione del consumatore verso questi temi. “Gli italiani scelgono le carni bianche per il loro ottimo profilo nutrizionale, ma anche perché esiste una straordinaria capacità delle nostre aziende e dei nostri allevatori di offrire un prodotto di assoluta qualità, che risponde perfettamente alla domanda dei consumatori che vogliono alimenti buoni e sani, alleati della salute e del benessere e prodotti in modo sostenibile” afferma il presidente di Unaitalia, Antonio Forlini.

In meno di dieci anni il settore ha fatto enormi passi avanti sul fronte del benessere animale, della sicurezza e della riduzione degli antibiotici (-80%), registrando, a fronte di importanti investimenti, una crescita di fatturato del 7,5%. Tuttavia per mantenere questi livelli, a fronte di competitor agguerriti, servono interventi per aumentare competitività ed export.

Inoltre si tratta di un settore che, considerata la forte vocazione locale delle aziende, non delocalizza la produzione, registra tassi stabili di accesso al lavoro e favorisce una forte integrazione sociale.

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Come si evince dalla cartina sopra l’83% degli allevamenti si trovano nelle regioni del nord: Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte.

Le BCC di queste regioni e di tutta Italia possono incontrare le aziende (clienti e potenziali clienti del settore avicolo) con lo scopo di avviare:

  • progetti per adeguamento allevamenti sulla base delle normative per il benessere animale;
  • progetti di espansione del mercato all’estero;
  • progetti di aggregazione e reti di impresa;
  • progetti per la conversione al biologico;
  • progetti per l’efficienza energetica delle aziende;
  • progetti per conversione degli scarti avicoli in energia grazie alla realizzazione di impianti biogas/biometano.

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